Romeo x
Juliet
~ Noi Due ~
Un incontro del Destino
« Se solo
non si fossero mai incontrati »
Correvo. Il respiro affannato ed il cuore in gola.
Vedere quel luogo, quell’immenso salone, così sfarzoso, così grande, mi fece
sentire piccola.
Il mio animo smarrito, sussultò d’innanzi a quella visione ed immagini si
affacciarono nella mia mente, prepotenti, sconosciute, ma già vissute.
Mi vidi estremamente piccola, affacciata da quel balcone in alto, la mia mano
stretta in quella di qualcuno; il mio cuore conosceva quella persona, ma la mia
mente si rifiutava di concedermene il ricordo.
La sensazione di smarrimento e di sorpresa cambiò rapidamente, quando i miei
occhi si posarono sulla figura riccamente abbigliata, affacciata proprio da dove
mi ero vista io, pochi attimi prima. Osservando quella figura, il mio cuore
perse un battito ed ebbi paura.
Dapprima la rosa, poi la maschera: finirono entrambe sul pavimento.
Sarà stato il profumo inebriante delle rose a confondermi e a farmi girare la
testa, dimenticai ogni cosa, il motivo per cui ero arrivata in quel luogo, il
mio desiderio di mostrarmi per quella che ero, la felicità nel poter indossare
un vestito da donna e non vestirmi da ragazzo come al solito.
Dimenticai tutto e mi allontanai, imboccando il primo corridoio che i miei occhi
visualizzarono.
Non ero abituata a correre con abiti femminili, i panni di Turbine Rosso erano
decisamente più comodi, riflettei tra me e me, ma ringraziai comunque il fatto
di non aver inciampato durante quella folle e piccola corsa.
Quando uscì nel giardino interno del grande maniero, l’aria fresca si sostituì
immediatamente al profumo delle rose, era diventato insopportabile, estremamente
pungente, l’aria notturna fu un immediato sollievo.
Quando i miei occhi incrociarono una fontana, decisi che sarebbe stato perfetto
sedersi lì a riprendere fiato. Avevo corso più in fretta che potevo e nonostante
fossi abituata a coprire lunghe distanze, il respiro era mozzato in gola ed il
cuore batteva così forte da sembrare un tamburo desideroso di uscire dal mio
petto.
Il respiro ancora affannato, mi sedetti sul bordo della grande fontana, cercando
di calmarmi.
Era impossibile dire che cosa mi fosse successo, non era la prima volta che
accadevano quelle strane sensazioni, ed ogni volta che ne parlavo con Cordelia,
ricevevo sempre una risposta.
« A sedici anni ti sarà tutto più chiaro »
Eppure, nonostante la considerassi una sorella maggiore, Cordelia non riusciva a
comprendere il turbamento del mio animo. Non l’avrebbe compreso nemmeno in quel
momento.
Volsi lo sguardo alla fontana, osservando la statua raffigurante la Dea Escalus,
sorrisi, sentendomi infondere la sua protezione e la sua benevolenza.
Poi guardai la mia immagine riflessa sull’acqua. Persino lì galleggiavano dei
petali di rosa, sul pelo dell’acqua.
Qualcosa attirò la mia attenzione, qualcosa del tutto inusuale.
Un fiore bianco, galleggiava insieme ai petali di rosa, era l’unico lì in mezzo.
Rividi me stessa in quel fiore.
Anche io ero in un luogo inappropriato. Non solo non ero una nobile ma mi era
stato espressamente proibito di avvicinarmi al maniero, da sempre.
Rammentai il nome di quel fiore, Iris.
Anche quello nei miei pochi ricordi aveva un significato, un significato che non
avevo ancora compreso, avrei dovuto attendere un altro giorno per tutte le
risposte.
Decisi di immergere la mano sull’acqua, per prendere quell’iris al massimo della
sua fioritura.
La sensazione dell’acqua fredda precedette la morbidezza e la fragile
consistenza del fiore, ora nelle mie mani. La sua freschezza portò alla mia
mente tempi perduti, dove gli iris crescevano spontaneamente in ogni luogo.
Lo portai all’altezza delle mie labbra, respirandone il profumo lieve, delicato
e dolce, così diverso dalle rose, con il loro profumo intenso e forte.
I miei sensi si calmarono all’istante, come se fossero stati rasserenati da una
canzone che non avevo mai udito.
Sospirai contenta, sentendo il cuore rallentare i suoi battiti, in quel momento
mi sentì al sicuro.
« State bene? »
Il respiro mi si mozzò in gola, lasciandomi per qualche attimo basita.
Conoscevo quella voce.
I miei occhi si aprirono di scatto e feci per voltarmi.
Avevo udito quella voce giusto la stessa mattina.
Eppure quando vidi quell’uomo, la sorpresa mi lasciò senza fiato.
Il cuore batteva ancora più forte.
I miei sensi si obnubilarono ed il mio sguardo fu dentro il suo, di un blu
profondo, come un cielo, come uno specchio d’acqua.
In quel momento, riconobbi nei suoi occhi la stessa sorpresa che si agitava nel
mio animo, la stessa sensazione fortissima, inconcepibile, incomprensibile, che
continuava a scuotermi l’animo.
Le mie orecchie percepirono il suono della musica in lontananza e più forte,
l’acqua che zampillava dalla fontana sulla quale ero seduta.
Lui aveva una mano rivolta verso di me, una muta richiesta espressa dalle
precedenti parole.
Il vento si alzò, impetuoso, portando con se il profumo delle rose.
Il mio cuore sembrava che avesse dimenticato di battere ed il mio respiro si era
bloccato già da un po’.
Tuttavia, non potevo smettere di guardare quegli occhi, così dolci e penetranti,
dallo sguardo intenso e ammaliante, come le rose.
Non conoscevo il nome di quell’uomo, ma in quel momento compresi che non era
stata solo una coincidenza.
Lui mi aveva salvata per una ragione.
Non avevo mai creduto al fato, sebbene Willy ne parlasse molto spesso nelle sue
opere.
Non seppi come, ma in quel momento lo compresi.
La sensazione che quell’incontro fosse così giusto s’impadronì del mio essere
facendomi vacillare e lasciando le mie labbra ermeticamente chiuse.
Tuttavia, per un momento, un solo ed unico momento, il mio cuore batté
fortemente nel mio petto, fu l’unica volta che lo sentì prima che il mio cuore
riprendesse a battere furiosamente negli attimi a seguire.
Nella mia mente si affacciò una consapevolezza, forte come il profumo delle
rose.
Che non ci sarebbe mai stata data, la possibilità di stare insieme.